Un mondo di speranza, nelle nostre mani

Categorie -, Ecologia e Sostenibilità

Ben ritrovati con il nostro appuntamento del giovedì.

Nelle scorse settimane abbiamo cercato di entrare nel dettaglio e di approfondire alcune delle tematiche ambientali ed ecologiche che caratterizzano il nostro tempo. Abbiamo parlato di allevamenti e di agricoltura intensivi, abbiamo affrontato il problema della deforestazione e desertificazione dei territori, abbiamo accennato ad alcune iniziative prese da organizzazioni come Greenpeace e WWF e di alcuni trattati internazionali stipulati negli ultimi 20 anni (in alcuni casi ahimè anche di più) volti alla tutela ambientale, della biodiversità e a favore dell’ecosostenibilità.

Oggi ci faceva piacere parlare di come alcuni Paesi si siano già mossi in questa direzione parecchi anni fa e di come altri abbiano intrapreso strade virtuose negli ultimi anni, facendo loro gli accorati appelli della comunità scientifica, e capire a che punto siano oggi con gli obiettivi che si erano prefissati.

Ci sono diverse classifiche stilate da vari enti, associazioni, fondazioni, organizzazioni non governative, riviste scientifiche, centri di ricerca universitari, che prendono in considerazione i più diversi fattori, come l’immissione di Co2 in atmosfera e la qualità dell’aria respirata, la qualità dell’acqua e la quantità disponibile, lo spreco idrico, il livello trofico marino, l’utilizzo di pesticidi in agricoltura, il tasso di crescita delle foreste, la biodiversità e la conservazione degli habitat, e altri ancora. Insomma, a seconda di chi stila la graduatoria viene data rilevanza a questo piuttosto che a quell’altro parametro.

Noi faremo un elenco puntato, dando delle pillole su diversi Paesi, senza avere la pretesa di stabilire posizioni migliori o peggiori, ma con il solo scopo di sottolineare come, chi più chi meno, in molti si sono rimboccati le maniche e puntano ad essere un esempio virtuoso per tutti quelli che vorranno seguirli.

  • COSTA RICA: ad oggi è uno dei principali Paesi al mondo per produzione di energia da fonti rinnovabili, quali idroelettrico, eolico e geotermico, e il 99% dell’energia consumata è pulita. Nel 2016 il 98% dell’elettricità è stata prodotta senza l’utilizzo di combustibili fossili, e il Presidente Carlos Alvarado ha dichiarato di volerli bandire del tutto: si comincerà dal settore dei trasporti, che eliminerà l’utilizzo di benzina e diesel a partire proprio da quest’anno. Dal 2018 inoltre, il Costa Rica ha eliminato l’utilizzo della plastica monouso. Più di un quarto del territorio è poi parco nazionale o riserva protetta già da molti anni, e questo ha contribuito a mantenere intatta la biodiversità: ben il 5% di questa, a livello mondiale, si trova in questo Stato.
  • SVEZIA: nel 2018 lo stato scandinavo è riuscito a raggiungere l’obiettivo di produzione di energia pulita che si era fissato per il 2030, e ad oggi il 52% dell’energia utilizzata è prodotta da fonti rinnovabili. Una decisa spinta per raggiungere tale risultato è stata sicuramente data dalla carbon tax istituita nel 1991, che prevede il versamento di una penale da parte delle imprese che producono emissioni inquinanti. Dal 2015 inoltre gli investimenti in materia di rinnovabili sono aumentati del 127%, e ora l’obiettivo e il carbon free e il 100% green entro il 2045.
  • GERMANIA: per i tedeschi la tutela ambientale è sempre stata una materia di fondamentale importanza. Tra le varie virtù che li contraddistingue c’è sicuramente la gestione dei rifiuti, e questo è fondamentale visto che sono uno dei popoli europei che ne produce maggiormente: la loro percentuale di riciclo infatti si attesta tra il 70 e l’80 per cento sul totale dei rifiuti prodotti, la restante parte viene incenerita, mentre le discariche sono state eliminate. Le percentuali schizzano alle stelle quando si parla di bottiglie PET per bevande, ovvero le classiche bottiglie di plastica che conosciamo tutti: da uno studio condotto dalla società tedesca GVM emerge infatti che il 94% di tutte le bottiglie di bevande in PET immesse sul mercato viene recuperato e il 97,5% di queste viene riciclato. Un primato a livello mondiale.
  • NICARAGUA: a partire dal 2007 l’allora Presidente Enrique Bolanos incoraggiò in maniera decisa gli investimenti nelle energie rinnovabili. Tali politiche vennero proseguite dai suoi successori: basti pensare che nel 2012 il Nicaragua ha investito la quinta percentuale mondiale del suo Pil nello sviluppo di energie pulite, e nel 2020 la quota di energia rinnovabile consumata nel Paese ha raggiunto l’80%.
  • URUGUAY: questo è forse l’esempio più lampante di come si possa attuare e in poco tempo realizzare un piano di conversione energetica deciso e sostenibile: in soli 10 anni, dal 2005 al 2015, grazie alle sinergie tra settore pubblico e privato, l’Uruguay è riuscito a raggiungere il 95% di energia consumata proveniente da fonti rinnovabili. Detiene inoltre il record a livello mondiale per la produzione di energia eolica, davanti anche ai paesi del Nord Europa.
  • MAROCCO: nel 2016 ha inaugurato il piu grande impianto solare a concentrazione presente sulla Terra, grande come 3500 campi da calcio e costato 9 miliardi di dollari. Questo mega-progetto, assieme alla sempre maggior installazione di impianti eolici e idroelettrici, ha consentito nel 2020 di risparmiare circa 250 mila tonnellate di Co2 immesse nell’atmosfera e gli ha permesso di raggiungere il 40% di energia ricavata da fonti rinnovabili.
  • KENIA: secondo la Banca Mondiale, è il Paese Africano col maggior tasso di crescita del continente, e questo anche grazie agli investimenti fatti in materia di energie rinnovabili. Già nel 2015 il geotermico pesava per il 51% sul totale dell’energia prodotta nel Paese, e grazie alla costruzione del più grande parco eolico dell’Africa, nel 2019 la quota di energia pulita prodotta ha raggiunto il 70% sul totale, con l’obiettivo entro pochi anni di arrivare al 100%.
  • ASIA-PACIFICO: secondo alcuni studi prodotti da diverse società di consulenza come la Rystad Energy, entro i prossimi cinque anni la capacità di produzione di energie rinnovabili della regione aumenterà del 58%. In prima linea ci sono Paesi come Malesia, Vietnam e anche Cina, che ha addirittura annunciato il proprio obiettivo di arrivare ad essere carbon free entro il 2060. La Cina già oggi è uno dei principali produttori a livello mondiale di energia pulita, sopratutto solare, ma purtroppo l’elevatissima richiesta di energia a livello nazionale abbatte la percentuale di quella pulita rispetto a quella prodotta. La Malesia ha già annunciato di voler raggiungere entro il 2030 l’eliminazione totale della plastica monouso, mentre a Taiwan gli elettori hanno approvato il blocco della costruzione di centrali a carbone e un piano di conversione energetica che mira a portare il Paese a diventare carbon free.

Come abbiamo avuto modo di vedere, l’impegno verso l’attuazione di modelli innovativi, sostenibili e con lo sguardo rivolto al futuro è presente a tutte le latitudini; sono esempi virtuosi fonte di speranza per tutti noi, che ci devono far pensare al fatto che il cambiamento di rotta è alla nostra portata, ma che deve coinvolgere dalle grandi potenze mondiali alle piccole comunità locali.

Tutti noi, infatti, siamo coloro che nella vita di tutti i giorni, possono fare scelte decisive, partendo da piccoli passi fino ad arrivare a grandi cambiamenti.

Non ci serve la perfezione di pochi, ma l’impegno (anche imperfetto) e la consapevolezza di tutti.

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Fabrìs @fiveinwonderland

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