L’ADDIO ALLA PLASTICA MONOUSO: NORMATIVA, IMPLICAZIONI E ALTERNATIVE

Categorie Ecologia e Sostenibilità

Bentornati al consueto appuntamento informativo del giovedì targato @fiveinwonderland.

Questa settimana ci occuperemo di plastica monouso, ed in particolare della normativa europea che ne sancisce il progressivo abbandono, e delle problematiche venute alla luce col sopraggiungere della pandemia globale del Covid-19.

Faremo poi, la settimana prossima, una breve analisi di come alcuni Stati a livello mondiale si siano mossi per ridurne o abolirne l’utilizzo e per concludere un focus dedicato ai prodotti alternativi già presenti sul mercato o in fase di studio da parte di scienziati e ricercatori.

  • La Direttiva Europea 2019/904 (detta anche Direttiva SUP)

A luglio 2019 il Parlamento Europeo ha approvato la legge che vieta la commercializzazione e l’utilizzo di plastica monouso entro il 1° luglio del 2021.

Come sappiamo e come abbiamo già visto anche in articoli precedenti, ben il 40% della plastica prodotta ogni anno è quella cosiddetta usa e getta, e una grandissima quantità di questa va a finire nei mari e sulle spiagge. Secondo un report di Legambiente datato 2020, stilato dopo un monitoraggio effettuato su 43 spiagge italiane, addirittura l’80% dei rifiuti rinvenuti era in plastica, e di questi il 43% erano oggetti di plastica monouso.

Va da se che il problema è enorme e di difficile contenimento, motivo per cui si è reso necessario agire a livello Comunitario per cercare di salvaguardare i nostri ambienti e la nostra salute.

La direttiva elenca una serie di prodotti oggetto del divieto, e a leggerla bene salta subito all’occhio come la maggior parte di questi siano anche quelli più presenti negli elenchi dei prodotti più rinvenuti nei mari di tutto il mondo, e per la precisione sono: posate e piatti di plastica monouso, cannucce, bastoncini cotonati, bastoncini per palloncini, contenitori per alimenti da fast-food, prodotti in polistirene espanso e plastiche oxo-dagradabili in generale.

I principali obiettivi che si prefigge quindi di raggiungere la direttiva sono:

  • riduzione dell’inquinamento marino e terrestre
  • riduzione di 3,4 milioni di tonnellate di Co2 immessa in atmosfera
  • risparmio di 22 miliardi di euro complessivi entro il 2030 nella lotta all’inquinamento
  • conseguente ricollocamento dei fondi per altre utilità

E per raggiungere tali ambiziosi obiettivi, le principali misure contenute nella normativa Europea riguardano:

  • restrizioni all’immissione sul mercato di prodotti in plastica monouso;
  • riduzione del consumo di tali prodotti;
  • obbligo di etichettare i prodotti (come pacchetti di sigarette o cmq di tabacco con filtri, bicchieri di plastica, assorbenti igienici, salviettine umidificate e altri ancora) con le indicazioni su come smaltirli;
  • incentivare la progettazione di prodotti “intelligenti” (come ad esempio le bottiglie con tappo collegato);
  • campagne di sensibilizzazione per consumatori finali in merito all’acquisto di prodotti sostenibili e indicazioni sulla tutela dell’ambiente;
  • misure di natura sanzionatoria finalizzate ad assicurare l’applicazione delle disposizioni nazionali: l’accordo infatti introduce una responsabilità estesa per i produttori, la quale prevede che saranno loro stessi a sostenere i costi di raccolta e pulizia nei casi in cui questi prodotti vengano dispersi nell’ambiente.

Vi è poi una parte della direttiva che si rivolge in particolare alle bottiglie di plastica: vista l’attuale impossibilità di eliminarle totalmente ma visto anche il grande impatto che hanno a livello ambientale, viene fatto obbligo agli Stati membri entro il 2030 di raccogliere almeno il 90% di quelle commercializzate e sempre entro lo stesso anno che siano prodotte con almeno il 30% di materiale riciclato.

  • Pandemia di Covid-19 e lobby della plastica.

Sul nostro blog e nei nostri articoli raramente avrete letto riferimenti o argomenti legati al Covid-19.

E’ sicuramente stata una scelta ben precisa la nostra, legata alla volontà di non fare parte di quell’eccessivo (per quanto grave sia la pandemia) bombardamento mediatico di cui siamo testimoni da ormai quasi un anno emmezzo a questa parte.

Oggi però l’argomento trattato mi porta obbligatoriamente ad includere anche questo virus così inflazionato sui nostri giornali e sulle nostre televisioni.

In una veste completamente diversa però: in pochi ne hanno parlato in questi termini, è senza dubbio un argomento scomodo, ma la pandemia per qualcuno è stata anche un ottimo affare e un’occasione per speculare su salute e ambiente.

In relazione alla plastica monouso e alla lotta contro l’inquinamento a livello mondiale, la pandemia è stata una boccata di ossigeno per tutte quelle multinazionali della plastica che faticavano a recepire le normative europee ed internazionali in merito alla conversione della produzione e riduzione dell’impatto ambientale dei loro prodotti. Già, perchè forse in pochi lo sanno, ma la plastica è fatta col petrolio, e con l’arrivo della pandemia a inizio 2020 e il blocco industriale a livello globale che ne è conseguito nei mesi successivi, il calo della domanda di combustibili fossili ha avuto come principale effetto il crollo del prezzo del petrolio greggio, e precisamente ad aprile dell’anno scorso.

Questo particolare evento ha fatto si che la produzione di plastica vergine diventasse improvvisamente più conveniente di quella composta in parte anche da materiale riciclato. E a causa di ciò quasi tutti gli impianti di riciclaggio in Europa hanno dovuto drasticamente rallentare la propria attività.

Si è tornati quindi ad usare in massa contenitori usa e getta per alimenti, sacchetti e prodotti monouso e dispositivi sanitari e di protezione come guanti e mascherine in quantità devastanti per l’ambiente. Le aziende produttrici di materiale plastico hanno intensificato le loro attività di lobby, facendo leva su argomentazioni igienico-sanitarie di dubbia rilevanza scientifica: secondo loro infatti i benefici sanitari della plastica usa e getta erano inconfutabili e i divieti sui prodotti monouso in generale un attacco alla salute pubblica. Alla luce di ciò sono anche arrivati a chiedere alla Commissione Europea un rinvio della normativa sulla plastica monouso, ricevendo però risposta negativa: in particolare, la Commissione sostiene che nessun dispositivo medico monouso è incluso nella lista degli oggetti da eliminare.

Parallelamente, un team di 119 scienziati provenienti da 18 Paesi diversi, tra cui epidemiologi, virologi, biologi e medici specializzati, ha pubblicato un documento in cui si afferma che i contenitori ed il materiale riutilizzabile è addirittura ancora più sicuro di quello monouso se gestito e adoperato nel modo corretto, quindi adeguatamente lavato e sterilizzato dopo l’utilizzo. Questo anche per incoraggiare catene di distribuzione alimentare, ristoranti, esercizi commerciali ma anche singoli cittadini a continuare a fare uso di materiale riutilizzabile perl’appunto.

Infatti, per non vanificare gli sforzi fatti fino ad oggi sul piano ambientale, occorre mantenere alta l’attenzione e continuare ad avere comportamenti virtuosi, sia da parte delle aziende ma anche noi cittadini, e supportare governi e associazioni affinchè vengano ulteriormente rafforzate le normative a tutela dell’ambiente e della salute umana.

A questo proposito, la settimana prossima vedremo come in giro per il mondo alcune Nazioni si siano mosse prima e meglio di altre e come noi singoli consumatori possiamo fare scelte ecosostenibili comprando e utilizzando materiali alternativi già presenti sul mercato.

Per oggi è tutto, vi lasciamo dandovi appuntamento al prossimo giovedì, vi chiediamo come sempre di condividere i nostri articoli sulle vostre pagine social e di venire a seguirci su Instagram e Facebook.

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Grazie mille da Fabrìs @fiveinwonderland

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