L’ADDIO ALLA PLASTICA MONOUSO: NORMATIVA, IMPLICAZIONI E ALTERNATIVE (seconda parte)
Categorie Ecologia e Sostenibilità
Un caloroso saluto a tutti da parte di @fiveinwonderland: come ogni giovedì siamo pronti per trattare con voi un argomento che ci sta a cuore e condividere informazioni che possano aiutare tutti a farsi un’idea più chiara di quello che ci circonda.
Oggi, come accennato la settimana scorsa, (vedi articolo precedente) approfondiremo ulteriormente il discorso relativo alla plastica monouso, raccontando brevemente di come molti Paesi a livello globale stiano facendo enormi sforzi verso la sostenibilità e per ridurre l’inquinamento e l’impatto che questo ha sull’ambiente.
Ci tengo a fare una precisazione: conosciamo bene la gravità della situazione a livello mondiale riguardo a questo problema, e questo articolo non ha quindi come obiettivo quello di farci pensare che i passi avanti fatti fin’ora siano sufficienti, ma semplicemente ci piace ogni tanto porre il focus sugli aspetti positivi che ci circondanoper dare spazio anche alla speranza e non sempre solo alla disperazione. Fatta questa doverosa premessa, siamo pronti per cominciare il nostro giro intorno al Mondo.
Partiamo da casa nostra: in Italia dal primo gennaio 2018 è entrata in vigore la legge che regolamenta l’utilizzo dei sacchetti di plastica nei centri di distribuzione alimentare, che devono essere biodegradabili e compostabili, e devono essere certificati come tali da enti appositi. Il nostro Paese poi è stato il primo nell’Unione Europea a bandire la produzione e la vendita di cotton fioc con il bastoncino in plastica: anche questi quindi devono essere biodegradabili e compostabili. Inoltre nel marzo 2020, insieme ad altri 15 Stati e 66 aziende ed organizzazioni private, ha aderito all’European Plastic Pact, che pone come obiettivo quello di usare plastica riciclata negli imballaggi fino al 30% del peso e il 20% in meno di plastica vergine.
Cambiando continente, andiamo in Kenya, paese molto attivo anche sul fronte delle energie rinnovabili come abbiamo visto in articoli precedenti, dove da giugno 2020 è stato vietato l’utilizzo di plastica monouso all’interno delle riserve naturali; questo per limitare l’inquinamento e per proteggere la fauna da possibili rischi di assunzione e intossicazione dovuti a questo materiale. Oltre a ciò, è stato dato il via ad un programma di educazione per le comunità che vivono vicino a queste riserve ma anche per i turisti, e chi trasgredisce ai divieti rischia fino a 30 mila dollari di sanzione e fino a 10 anni di reclusione.
Attraversando l’oceano, in Sud America ha fatto scuola l’esempio del Cile, dove nel 2018 è stata approvata una legge che vieta a qualsiasi attività commerciale di utilizzare sacchetti di plastica per i clienti: la legge ha visto l’attuazione della sua fase finale solo nel 2020, ma secondo i dati forniti dal Ministero dell’Ambiente cileno dal 2018 ad oggi i sacchetti in meno utilizzati sono più di 5 miliardi. Il Cile è stato quindi il primo Stato del continente sudamericano ad eliminare completamente i sacchetti monouso, seguito poi da altri Paesi.
Anche Centro America e Nord America stanno prendendo provvedimenti a riguardo: a partire dal 1° gennaio 2020 sette Paesi dei Caraibi hanno vietato l’importazione e l’utilizzo della plastica monouso e del polistirolo espanso, al fine di ridurre drasticamente il degrado delle loro coste e dei loro habitat marini. I sette Paesi sono Giamaica, Grenada, Trinidad e Tobago, Belize, Barbados, Dominica e Bahamas. Mentre negli U.S.A. si sono mossi in questa direzione alcuni Stati come la California e il Massachusetts, dove è stato introdotto il divieto di utilizzo di sacchetti di plastica monouso e l’obbligo per tutti gli altri tipi di sacchetti di plastica di contenere almeno il 40% di materiale riciclato.
Proseguendo il nostro giro del mondo, arriviamo in Australia, dove anche il Queensland, dopo lo Stato dell’Australia del Sud, ha presentato una proposta di legge che a partire da luglio 2021 vieterà l’utilizzo di cannucce, posate e piatti in plastica monouso, per cercare di porre un freno all’inquinamento che sta devastando i suoi ecosistemi marini. Inoltre, a seguito di una consultazione pubblica che ha interessato sia i privati cittadini che le aziende, e che ha ottenuto il 94% di pareri positivi, il divietò di utilizzo sarà probabilmente esteso anche a molti articoli utilizzati per l’asporto, come ad esempio tazze per il caffè, contenitori per cibo in plastica, contenitori in polistirolo e sacchetti.
Infine, per chiudere il cerchio dei continenti con l’Asia, anche qui ormai molti Paesi stanno adottando significative iniziative volte a ridurre l’impatto ambientale della plastica. In Vietnam e Thailandia sono numerose le catene di distribuzione alimentare che da qualche anno stanno utilizzando le foglie di banana anziché la plastica per il confezionamento di alcuni tipi di prodotti, tra cui frutta e verdura. In Corea del Sud sono stati vietati i sacchetti in plastica monouso, a Taiwan gli esercizi commerciali applicano un sovrapprezzo su di questi in modo da scoraggiarne l’utilizzo da parte della clientela. Anche in Cina nell’ultimo decennio il consumo di sacchetti monouso in plastica è sceso del 66% dopo l’introduzione del divieto per quelli ultrasottili, mentre nello Sri Lanka già dal 2017 è stata bandita la produzione e l’importazione di plastica non biodegradabile utilizzata in ambito alimentare e a gennaio 2021 è partito il divieto di utilizzo di molti oggetti in plastica monouso.
Siamo arrivati al termine del nostro appuntamento; con questa carrellata di esempi, che speriamo essere l’antefatto di una nuova epoca fatta di consapevolezza e sostenibilità, vi diamo appuntamento alla prossima settimana, certi che ognuno di noi, con le sue scelte da consumatore, potrà essere parte attiva di questo cambiamento verso un mondo plastic free!
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Fabrìs @fiveinwonderland